Secondo CONAI il riciclo degli imballaggi segue l’andamento del ciclo economico del nostro paese. Questa affermazione potrebbe risultare completa se non fosse che i minor quantitativi di rifiuti riciclati hanno riguardato materiali come il legno, passato da 1,27 a 1,05 milioni di tonnellate riciclate (-17,1%), e l’acciaio (-5,6%) nel periodo 2011 …
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Secondo CONAI il riciclo degli imballaggi segue l’andamento del ciclo economico del nostro paese. Questa affermazione potrebbe risultare completa se non fosse che i minor quantitativi di rifiuti riciclati hanno riguardato materiali come il legno, passato da 1,27 a 1,05 milioni di tonnellate riciclate (-17,1%), e l’acciaio (-5,6%) nel periodo 2011 e 2012.
Sempre il CONAI aggiunge che il segno rosso dell’immesso al consumo degli imballaggi sia imputabile in minima parte agli imballaggi primari (-2,2%) e in larga parte agli imballaggi commerciali e industriali (-4,5%). Questa dichiarazione sottolinea ancora una volta l’estrema importanza del riciclo indipendente (che si occupa solo del riciclo di rifiuti speciali da attività commerciali e industriali) nel raggiungimento degli obiettivi comunitari. Obiettivi, questi, che con la sola raccolta differenziata e conseguente messa all’asta dei rifiuti da parte del sistema consortile, non sarebbe lontanamente sufficiente al raggiungimento degli obiettivi comunitari di riciclo.
E’ importante sottolineare, infatti, come l’aumento delle percentuali di raccolta differenziata nella penisola non abbiano fatto combaciare un conseguente e parallelo aumento delle quote di rifiuti riciclati. Forse il dispendioso sistema a carico di Comuni e cittadini voluto dal governo centrale non è così conveniente come vogliono farci credere?
L’attuale flessione nel riciclo di materiali come legno e acciaio e altri imballaggi industriali non è imputabile alla sola crisi economica ma alla trasformazione in atto da almeno 5 anni nella nostra economia. Da Paese produttore e manifatturiero ci siamo trasformati in Paese trasformatore di materie prime in prodotti destinati all’estero e/o trader di mercato per l’economia europea e mediterranea. Questo cambiamento è in corso dagli anni 2007-2008. Risulta molto strano che CONAI non ne abbia ancora preso visione. Non può essere, quindi, la sola crisi economica a guidare il minor immesso a consumo di imballaggi ma il strutturale cambiamento avvenuto nella nostra economia.
Tornando alle dichiarazioni di CONAI, non è chiaro perché un minor immesso al consumo dovrebbe coincidere con minor quantitativi di rifiuti riciclati. La connessione non è per nulla automatica e collegata. La verità è che alcuni materiali stanno soffrendo di almeno tre fattori:
– surplus di materiale riciclato non collocabile;
– minor impianti di riciclo presenti sul territorio italiano;
– minor convenienza nel riciclare alcuni materiali.
Non è un caso che, sempre citando CONAI, la plastica (la quale trova i suoi principali impieghi nel settore industriale e commerciale) non abbia risentito minimamente della crisi dei consumi italiani, registrando un +1.1% nella quota di riciclo nel corso del 2011 e 2012 nonostante l’immesso al consumo sia sceso del -1,1%.
Da anni il Consorzio CARPI cerca di far sapere al vasto pubblico che i rifiuti sono una risorsa economica ancora prima che ambientale, e che in assenza di una concreta convenienza economica nessun operatore di mercato è intenzionato a riciclare ed investire tecnologia e risorse in un settore in cui la materia prima seconda riciclata non trova adeguato piazzamento sul mercato della trasformazione. Questo tipo di sensibilizzazione non dovrebbe spettare solo a noi…
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