In un convegno organizzato a Ecomondo dal Consorzio Carpi è stato ribadito il ruolo dei riciclatori autonomi per il raggiungimento degli obiettivi europei e la necessità di far sì che dell’impegno dei cittadini nella raccolta differenziata benefici prima di tutto il territorio. Criticati i meccanismi delle aste e la gestione dei contributi ambientali Conai.
Tra i numerosi convegni susseguitisi nei quattro giorni di Ecomondo, uno – in particolare – ha interessato molto da vicino il mondo del riciclo delle materie plastiche. Si tratta de “Il riciclo degli imballaggi in plastica: una risorsa o una sfida continua”, organizzato dal Consorzio Carpi, che ha visto per una volta protagonisti gli amministratori locali alle prese con il tema della raccolta e valorizzazione dei propri rifiuti, troppo spesso considerati un onere e non una risorsa economica.
Una sola voce per i riciclatori. A introdurre i lavori, un intervento del Vicepresidente di Carpi, Luciano Pazzoni, che ha ricordato come nel nostro paese vi siano troppe normative sui rifiuti, non sempre scritte in modo chiaro e con la necessaria competenza; arrivando al paradosso di avere troppe leggi e poche regole. Questo perché i riciclatori non riescono farsi sentire: l’eccessiva frammentazione del settore rende infatti difficile un confronto ad armi pari con le istituzioni e i consorzi. Secondo Pazzoni, i riciclatori dovrebbero avere una sola voce: “Servirebbe un’unica associazione, forte, una sorta di sindacato rappresentativo di tutto il comparto per difendere gli interessi dei riciclatori”. Analogamente, andrebbe creato un marchio di qualità a livello nazionale ed europeo per i materiali ottenuti da plastica riciclata.
Non siamo criminali. “I riciclatori, i raccoglitori e i produttori di plastica riciclata si sono stancati di lavorare per il paese e l’ambiente, per poi essere umiliati e additati come criminali” – ha aggiunto Alfeo Mozzato, Direttore del Consorzio, ricordando che il riciclo della plastica è nato proprio nel nostro paese. “Gli obiettivi comunitari sul riciclo vengono raggiunti in Italia grazie al fondamentale apporto dei riciclatori autonomi, tra cui le aziende e del nostro Consorzio, e non solo da Conai-Corepla”, ha sottolineato.
Critiche al meccanismo delle aste. Il tema è stato ulteriormente approfondito da Gianni Marella di Carpi, che ha presentato alcuni numeri sul riciclo di plastiche – nel 2010 ha toccato il 34% dell’immesso al consumo (per la metà realizzato dai riciclatori autonomi) -, ha spiegato come funziona il Contributo Ambientale Conai (CAC) e ha criticato il meccanismo delle aste, che in alcuni casi non si rivela la scelta più trasparente ed efficiente, soprattutto in presenza di una platea ristretta di compratori uniti da vincoli associativi. In certe condizioni – ha spiegato Marella – il meccanismo dell’asta può addirittura turbare il mercato, generando prezzi di riferimento vantaggiosi per chi dispone di forti stoccaggi di materiale.
E i terziari? Marella ha quindi ricordato che il CAC viene applicato a tutti gli imballaggi, compresi quelli terziari che non vengono però raccolti nell’ambito dell’Accordo Quadro stipulato con gli enti locali. Mancherebbe, in questo caso, la corrispondenza tra il contributo pagato dai produttori di questi imballaggi e il corrispettivo versato per il maggior costo della raccolta differenziata. Marella ha concluso il suo intervento proponendo quattro spunti di riflessione per rendere più efficiente ed equo il sistema, a partire dalla restituzione al territorio delle risorse ottenute attraverso la raccolta differenziata, per evitare che i contributi pagati dai cittadini si trasformino in profitti per terzi, tra i quali operatori europei o extraeuropei. Ci sono poi da valutare aspetti quali il trattamento dei rifiuti di imballaggio terziari, gli incentivi agli acquisiti verdi e la partecipazione degli enti locali alla formazione del piano consortile e alla gestione dei consorzi di filiera. Sul fronte dei corrispettivi versati ai comuni che effettuano il servizio di raccolta differenziata, Marella propone che esso venga ripartito in due quote, rispettivamente per i maggiori oneri del servizio di raccolta e per il materiale ritirato dal consorzio, in base alla sua qualità, in modo tale da rendere più trasparente il sistema.
Esperienza sul territorio. La parola è passata quindi al territorio, con le esperienze di raccolta e riciclo in Basilicata (presente il Vicepresidente e assessore all’ambiente della regione, Agostino Mancusi), in Veneto e nella provincia autonoma di Trento. Particolarmente significativo l’intervento di Alessandro Benassi dell’Arpa sulla raccolta e riciclo di rifiuti in Veneto. La Regione ha varato il piano rifiuti nel 2004, con l’obiettivo di raggiungere una raccolta differenziata del 50%, oggi ampiamente superato, e arrivare alla “discarica zero” entro il 2010, risultato non molto lontano. “Oggi le nostre discariche sono in crisi – ha spiegato Benassi – Non perché sono sature, ma perché i conti economici non tornano a causa dei bassi volumi conferiti”. Il riciclo di plastiche in Veneto ha infatti raggiunto una quota doppia rispetto al valore medio nazionale. Grazie a sessanta impianti presenti sul territorio, vengono recuperate 70mila tonnellate di plastiche da imballaggi su un totale di 88.000 tonnellate annue.
Il presidente della VIII Commissione Ambiente della Camera, Angelo Alessandri, non ha potuto partecipare per impegni politici (il convegno si è tenuto in piena crisi di Governo). E’ stato però ben rappresentato dall’Ing. Antonio Vizzaccaro, suo stretto collaboratore, che ha confermato la disponibilità di Alessandri ad aprire un più ampio dibattito parlamentare sul tema dei rifiuti da imballaggio, nella massima trasparenza, sollecitando il Consorzio a partecipare all’elaborazione di una proposta di legge su questo tema. “Di rifiuti si deve discutere alla luce del sole, non chiusi tra le quattro mura dei ministeri”, ha concluso Vizzaccaro.
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