Termoplastici
I polimeri termoplastici sono polimeri formati da catene lineari o poco ramificate, non legate l’una con l’altra (ovvero non reticolate);[1] è sufficiente quindi aumentare la temperatura per portarli ad uno stato viscoso e poterli quindi formare.
Ogni volta che si ripete l’operazione di riscaldamento e formatura il materiale perde un po’ delle sue caratteristiche.
I polimeri termoplastici possono essere amorfi o semicristallini: i primi sono trasparenti, gli altri sono invece opachi, a meno che gli indici di rifrazione delle due fasi (amorfa e cristallina) siano uguali, o la fase dispersa abbia dimensioni minori della lunghezza d’onda della radiazione visibile incidente.
I polimeri amorfi al di sotto della temperatura di fusione hanno catene intrecciate e attorcigliate (groviglio statistico). Presentano una certa resistenza ed elasticità e se non sono caricati mantengono la loro forma.
I polimeri semicristallini sono invece costituiti da zone cristalline (in cui le catene polimeriche sono disposte in maniera ordinata, seguendo tutte la stessa orientazione) intervallate da zone amorfe. Per poter essere semicristallini, i polimeri devono avere due criteri di cristallizzabilità: regolarità di costituzione (lungo la catena polimerica, ci deve essere un ordine in cui gli atomi si ripetono) e di configurazione(il monomero deve avere gli stessi atomi nello stesso posto lungo la catena).
Il comportamento dei polimeri amorfi è fortemente influenzato dalla temperatura: alla temperatura di transizione vetrosa (Tg) i movimenti delle catene si riducono a tal punto che il materiale diviene compatto e rigido, e vi è una variazione di circa tre ordini di grandezza del modulo elastico. La temperatura di transizione vetrosa non è costante, ma dipende dal peso medio ponderale e dalla velocità di raffreddamento del polimero.
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