Come effettuare il compostaggio domestico
Chiunque abbia un giardino o un piccolo orto potrebbe trovare utile la vantaggiosa pratica del compostaggio domestico per ottenere nutrienti per le proprie piante dai rifiuti e altro materiale di scarto.
Si tratta di un processo che riproduce la naturale decomposizione delle sostanze organiche, le quali vengono trasformate da microorganismi e insetti in acqua, anidride carbonica, sali minerali e humus.
Ingredienti base del processo di compostaggio sono i nostri rifiuti, quelli che altrimenti andrebbero smaltiti in discarica comportando costi ingenti, difficoltà di gestione ma anche cattivi odori nelle zone limitrofe. Dal processo di compostaggio si ottiene una sorta di concime detto compost, il quale verrà poi utilizzato per nutrire le piante.
I materiali più indicati per la produzione del compost sono:
- scarti di frutta e verdura
- scarti vegetali di cucina
- fiori recisi appassiti
- piante anche con pane di terra (se ci sono parti legnose è meglio sminuzzarle prima)
- pane raffermo o ammuffito
- gusci d’uova (ridurre prima in piccoli pezzi )
- fondi di caffè, filtri di tè (anche il filtro si può riciclare)
- foglie varie
- segatura e paglia
- sfalci d’erba (prima si fa appassire; mescolare con altro materiale)
- rametti, trucioli, cortecce e potature (ottimo materiale di “struttura” perché sostiene il cumulo; ridurre a pezzi)
- carta comune, cartone, fazzoletti di carta, carta da cucina, salviette (non colorate)
- pezzi di legno o foglie non decomposti presenti nel compost maturo.
Affinché tale processo si sviluppi in modo adeguato occorre mantenere, nel materiale da compostare, le condizioni di vita ideali per i microrganismi che sono il motore principale della trasformazione. Innanzitutto questi organismi sono aerobi cioè vivono solo in presenza di ossigeno. Se
quest’ultimo viene a mancare, essi muoiono e lasciano il posto ad altri microrganismi detti
anaerobi (vivono solo in assenza di ossigeno) che avviano una sorta di degradazione del
materiale ma producendo anche sostanze maleodoranti e tossiche per i vegetali.
I microrganismi aerobi, inoltre, vivono bene e proliferano solo in condizioni di media umidità (50-70%) e muoiono con temperature inferiori a 5°C e superiori a 70°C. In ogni caso temperature basse riducono di molto l’attività dei microrganismi.
Dunque nel processo di compostaggio è indispensabile la presenza di ossigeno, i
materiali non devono mai essere né troppo bagnati né troppo asciutti e non si devono mai verificare condizioni di eccessivo raffreddamento e riscaldamento.
Relativamente al parametro temperatura, poi, è utile precisare che se nel cumulo non
vengono aggiunti materiali freschi, essa va aumentando fino a raggiungere valori di 50-60 °C e poi tende gradualmente a scendere e a stabilizzarsi su valori prossimi alla temperatura ambiente.
Il picco iniziale è dovuto all’intensa attività dei microrganismi in presenza di scarti freschi.
Con l’avanzare del processo e la riduzione del materiale fresco, le temperature
diminuiscono e così l’attività dei batteri.
Il raggiungimento di valori di temperatura vicini ai 50-60 °C, dunque, non solo è normale
ma auspicabile poiché indica un buon andamento della trasformazione e permette anche
l’eliminazione di eventuali organismi patogeni presenti nel materiale organico; avviene una fase detta di igienizzazione.
Esistono due tecniche principali di compostaggio domestico: (1) in cumulo e (2) tramite l’utilizzo del composter (l’apposito contenitore per la raccolta dei rifiuti organici). In questo articolo verrà trattato solo il primo caso.
La tecnica del compostaggio in cumulo è la più
vicina al processo naturale e viene adottata da chi possiede un giardino o un orto in cui allestire il cumulo. Occorre innanzitutto scegliere il luogo più adatto; normalmente viene indicata come ideale una porzione di orto o giardino in prossimità di una latifoglia (pianta a foglie larghe) che durante il periodo estivo crea sul cumulo un certo ombreggiamento mentre in inverno, avendo perso le foglie, lascia filtrare i raggi solari.
Nel luogo in cui si vuole realizzare il cumulo occorre predisporre un sottofondo di
materiale drenante come ramaglie e potature sminuzzate oppure, dopo il primo anno
di compostaggio, eventuali residui grossolani ottenuti dalla vagliatura del compost
maturo.
Tra i materiali che si possono utilizzare per produrre compost ve ne sono alcuni, indicati d’ora in poi come scarti verdi, che sono molto ricchi in azoto mentre altri, definiti scarti marroni, sono più ricchi in carbonio.
Una regola fondamentale per la realizzazione del cumulo è la miscelazione di queste due tipologie di scarti in modo tale che il rapporto carbonio-azoto (C/N) sia circa 30/1. Questo vuol dire che per ogni 1 di azoto io devo avere 30 di carbonio.
Tra gli scarti verdi troviamo: scarti freschi dell’orto (C/N=7) sfalcio d’erba (C/N=12) paglia di legumi (C/N=15) e scarti di cucina (C/N=23).
Gli scarti marroni possono essere: foglie secche (C/N=30), paglia (C/N=50), segatura (C/N=50-150), carta e cartone (C/N=200-250).
Una buona miscelazione di scarti verdi e scarti marroni permette, dunque, di regolare
il rapporto C/N e contemporaneamente di ottenere un valore di umidità ottimale (50-60%).
Inoltre, la miscelazione delle due tipologie di scarto e soprattutto la presenza di materiali quali ramaglie, foglie secche, cartone lacerato grossolanamente permette di formare all’interno del cumulo vie preferenziali di circolazione dell’aria e quindi dell’ossigeno. Con termini tecnici si dice che si ottiene una buona porosità del cumulo. I materiali lignei e quelli di una certa dimensione, prima di essere posti nel cumulo, dovranno subire una triturazione: la riduzione delle dimensioni e la lacerazione in alcune parti del loro rivestimento esterno faciliterà l’azione di degradazione di tali materiali da parte dei microrganismi che altrimenti sarebbe molto lenta (2 o 3 cicli di compostaggio).
Tale operazione di triturazione potrà essere realizzata con un macete o con delle cesoie ma se il materiale abbonda e il tempo scarseggia, si potrà ricorrere all’utilizzo di macchinari elettrici e/o a motore detti biotrituratori.
La forma che deve essere data al cumulo è di una piramide a base rettangolare con
un’altezza di circa 50/60 cm. La lunghezza dipenderà dalla quantità di materiale a
disposizione. Sarebbe utile programmare anche delle operazioni di rivoltamento totale del cumulo con cadenza quindicinale. Per tale operazione si consiglia l’uso del forcone.
Il rivoltamento è anche un ottimo sistema per omogeneizzare i valori di temperatura e umidità. Rimescolando il materiale, infatti, verranno ad annullarsi quelle zone in cui vi sono temperature troppo alte o troppo basse e valori di umidità troppo elevati o ridotti. Per quanto riguarda l’umidità essa può essere misurata in modo molto semplice: si prende una certa quantità di materiale e si stringe il pugno della mano. Un tasso di umidità ideale lascia la mano leggermente umida. Se il materiale non umidifica la mano allora è troppo asciutto; se invece comprimendo il materiale fuoriesce del liquido allora esso risulta troppo bagnato.
Per ovviare ad un’umidità bassa si può bagnare leggermente il materiale con un annaffiatoio mentre se il materiale risulta già zuppo un buon rivoltamento e l’aggiunta di materiale asciutto permetteranno la perdita dell’acqua in eccesso.
Nel caso di piogge abbondanti si può prevedere di coprire il cumulo con sacchi di iuta o tessuti non tessuti (geostuoie).
Ancora, per regolare l’infiltrazione di acqua piovana nel cumulo, sarebbe utile dargli una forma a piramide a base rettangolare nei periodi di maggiore piovosità (l’acqua scivola lungo le pareti scoscese) e una forma più trapezoidale (con la punta appiattita che permette l’infiltrazione) nel periodo estivo.
Per quanto riguarda la temperatura, infine, essa è più difficilmente regolabile. La posizione del cumulo (ombra in estate e sole in inverno), i rivoltamenti periodici e gli eventuali sistemi di copertura durante i periodi più freddi dovrebbero permettere di non raggiungere condizioni estreme di riscaldamento o raffreddamento.
la tempistica migliore per l’allestimento e la gestione del cumulo potrebbe essere quella di preparare il cumulo in primavera, utilizzando come scarti marroni quelli raccolti diligentemente nel periodo autunnale-invernale,continuare ad aggiungere i materiali freschi, miscelandoli a quelli già presenti nel cumulo, fino all’autunno più o meno inoltrato a seconda delle temperature di stagione e della quota cui ci si trova.
L’inverno rimarrà come periodo di riposo. Il cumulo verrà coperto con teli di iuta o tessuti non tessuti e non dovrà essere sottoposto a controlli o rivoltamenti.
Il compost ottenuto a fine autunno sarà ancora piuttosto ricco di elementi nutritivi e povero di humus e quindi più adatto allo spandimento su campi e orti non a diretto contatto con le radici e lontano dalle semine.
Quello ottenuto dopo il riposo invernale sarà già più maturo (questo è il termine tecnico) e potrà essere usato anche appena prima della semina. Per utilizzarlo come terriccio per le piante in vaso sarebbe utile lasciarlo maturare ancora qualche mese.
La fase di maturazione può avvenire senza necessità di controlli e rivoltamenti, si può prevedere al massimo una copertura in caso di pioggia abbondante.
Prima dell’utilizzo in campo e, a maggior ragione, per l’utilizzo in vaso è necessario sottoporre il compost ad un processo di vagliatura al fine di eliminare i materiali
più grossolani che non sono stati del tutto decomposti.
I residui delle vagliature potranno, come già accennato all’inizio, essere utilizzati come sottofondo per il nuovo cumulo da allestire.
Fonte: http://www.liceosbordone.it
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